Chi ha portato i numeri arabi in Italia?

Le cifre arabe furono sviluppate in India tra il 400 a.C. E il 400 d.C., furono però matematici ed astronomi arabi a svilupparli e diffonderli in tutta Europa, passando attraverso Spagna.

L’immagine che segue è la più antica attestazione conosciuta di questi numeri e si trova in un manoscritto spagnolo del 976.

La più antica attestazione dei numeri arabi, scrittura su pergamena.

Come ben sappiamo anche i Romani avevano un loro sistema di numerazione, ma che con l’utilizzo dell’abaco non permetteva operazioni complesse.

Abaco romano

Questi numeri permettevano di addizionare e sottrarre, ma era complicato compiere operazioni più complesse come le moltiplicazioni e le divisioni.

Alla fine del XII secolo Leonardo Fibonacci da Pisa (1170-1245), durante un incontro di lavoro, conobbe dei colleghi di lingua araba, vicino Algeri. Qui entrò in contatto con i numeri arabi, quelli che usiamo ogni giorno. Nel 1202 raccolse il nuovo metodo in un trattato, il Liber abbaci. Grazie a lui questi nuovi numeri si diffusero in Italia e poi in tutta Europa.

Leonardo Pisano, detto il Fibonacci

A Fibonacci dobbiamo anche l’introduzione delle operazioni su numeri interi e frazionari, della trigonometria e dell’algebra.

Come reagirono i suoi contemporanei?

Inizialmente il nuovo sistema fu ostacolato, principalmente per due pregiudizi:

  • Le cifre erano state inventate da degli infedeli e quindi potevano offendere la religione più diffusa;
  • la possibile contraffazione delle cifre.

Ma col passare del tempo l’Occidente accettò questo nuovo metodo che gli permise di compiere passi avanti in campo scientifico.