Lo scheletro che ha cambiato la storia: Lucy

Oggi vi racconto la storia dello scheletro che ha cambiato la storia: Lucy, un australopiteco. Una storia che ha inizio 3.200.000 anni fa in Africa, la culla dell’umanità.

Lo scheletro che ha cambiato la storia: Lucy
Ricostruzione dello scheletro di Lucy

I coniugi Leakey

All’inizio degli anni ‘70 il mondo della paleoantropologia, la scienza che studia i resti fossili degli uomini e i suoi affini, è dominato dagli studiosi Mary e Louis Leakey, che lavorano insieme in Africa orientale.

Nel 1959 Mary trova i resti dell’australopiteco noto come Zinjanthropus boisei, risalente a 1.750.000 anni fa, l’anno dopo la stessa studiosa, insieme al figlio Jonatham, trovò le ossa del primo Homo habilis, nella gola di Olduvi, nel nord della Tanzania.

Riproduzione di un cranio di Australopithecus boisei scoperto da Mary Leakey nel 1959

Le ricerche nell’Afar

L’Afar è una vasta area desertica a forma di triangolo che si estende tra Etiopia ed Eritrea, a nord-est di Addis Abeba. L’area è attraversata dal fiume Awash ed ha una particolarità unica al mondo: non c’è bisogno di scavare, l’azione delle acque e del vento hanno creato una sorta di finestra aperta sul passato. Spesso i fossili riaffiorano direttamente sulla superficie terrestre, e camminando in quelle zone si calpesta, più o meno, lo stesso suolo su cui camminavano i nostri antenati, milioni di anni fa. E già per questo direi di organizzare un bel viaggetto…

Afar

Nel 1973 le ricerche si concentrarono nei pressi Hadar, nel cuore dell’Afar. Era il letto prosciugato di un lago, un’area ricca di fossili. Johanson, un giovane studioso statunitense, dando un calcio per terra a quella che credeva essere la costola di un ippopotamo, scopre la tibia di un ominide. A qualche metro di distanza trova un femore, incredulo, porta quanto trovato ai coniugi Leakey che confermano che si tratta di un ominide, un ominide bipede, l’Australopithecus afarensis.

Lo scheletro che ha cambiato la storia: Lucy

La mattina del 30 novembre del 1974 Donald C. Johanson e Tom Gray, un suo allievo, scoprirono Lucy. Johanson, tornando al campo, decise di fare una deviazione, passando per un canalone che era stato già controllato da altri studiosi. Nel canalone non c’era nemmeno un osso, ma ad un certo punto notò qualcosa sui lati del pendio. “Quello è un pezzo di braccio ominide”, esclamò. Poco più in là c’era un pezzo di cranio, sempre di un ominide, poi scorsero parte di un femore. Guardando meglio videro altri frammenti di ossa sparpagliati: un paio di vertebre, parte di un bacino, tutti di ominidi. Poi delle costole, e se tutti i frammenti fossero dello stesso individuo?

Lo scheletro che ha cambiato la storia: Lucy
Veduta laterale della ricostruzione dello scheletro di Lucy

Da un frammento di bacino capirono che si trattava di una ominide! Adesso andava scelto il nome, qualcosa di non troppo asettico e scientifico. Lucy, da Lucy in the Sky with Diamonds, dei Beatles.

Che tipo di ominide era Lucy?

Dalle 52 ossa ritrovate è stato possibile risalire a diverse informazioni:

  • era alta poco più di un metro
  • pesava tra i 30 e i 45 kg
  • era bipede e poteva avere una posizione eretta, ma la maggior parte della usa vita la passava sugli alberi (bipedismo facoltativo)
  • aveva mascelle possenti, con molari e premolari molto grandi, era quindi in grado di triturare vegetali coriacei, come radici e noci
  • aveva il viso prognato e un cervello poco più grande di quello di uno scimpanzè.

La possibilità della posizione eretta è molto importante perché lascia liberi gli arti superiori che possono diventare funzionali e manipolare oggetti. Una importante conseguenza è la produzione di manufatti.

Lucy è certamente una nostra antichissima antenata, anche se non identica a noi.

Lo scheletro che ha cambiato la storia: Lucy
Ricostruzione dello scheletro di Lucy, Museo di Storia Naturale di Cleveland

Come morì Lucy?

Dall’analisi dei suoi resti è emerso che aveva i denti del giudizio, ed erano anche usurati, il che indica che era in piena età adulta. Le suture del cranio sono bene chiuse, e le estremità delle ossa completamente fuse, questo ci indica che era abbastanza giovane, ma matura. Più o meno sui nostri 20-25 anni, forse anche 30, non pochi per quei tempi.

Le ossa non mostrano segni di masticazione, e non ne mancano le estremità, possiamo quindi escludere che sia stata uccisa e divorata da predatori. Alcuni studi recenti hanno dimostrato come Lucy possa essere caduta da un albero molto alto. La nostra antenata sarebbe atterrata sui piedi e avrebbe cercato di attutire il colpo protendendo le braccia in avanti. Dai calcoli fatti dovrebbe essere caduta da un’altezza di circa 12 metri ad una velocità poco superiore a i 50 km orari, la morta sarà stata veloce.

Le copie delle ossa fossili di Lucy in esposizione per una mostra presso lo Houston Museum of Natural Science in Texas – 2007 (Dave Einsel/Getty Images)

Su questo libro puoi trovare altre info interessanti su questa ed altre nove scoperte archeologiche.

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